CAPITOLO 11 – CERCANDO DI TIRARE LE SOMME

“Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio…” (Lc 24,32-33)

Abbiamo iniziato questo percorso dalla considerazione che c’è abbastanza luce per chi vuol credere in Dio e che c’è abbastanza oscurità per chi non gli vuol credere. Che la vita è uno strano mistero: ci troviamo a vivere in questo mondo senza averlo richiesto e non sappiamo cosa ci aspetta dopo la morte. Lo stesso succedersi dei giorni della vita che ci è donata è soggetta agli imprevisti più imprevedibili.

Ci sono motivi per credere in Dio, ma anche motivi per non credere in Lui. C’è la meravigliosa bellezza del creato e dell’amore di cui siamo circondati ogni giorno, ma c’è anche il male, la sofferenza, il dolore innocente di un bambino che sembrano negare l’esistenza di un mondo perfetto creato da un Dio che ci ama. Dio non si impone con evidenza, ma si propone in modo velato e discreto e sta a noi e alla nostra libertà di accoglierlo o rifiutarlo. Se Dio fosse una realtà evidente e sperimentabile saremmo tutti credenti in Lui, ma è chiaro che non è così.

La scoperta più importante che ho fatto finora nella mia vita è che, per essere felici e vivere bene, occorre volersi bene e donarsi agli altri. E’ seguire il comandamento più grande che ci ha insegnato Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Venuti al mondo per un atto di amore, siamo fatti per amare. La nostra vera e più profonda natura è che siamo creature portate all’amore vicendevole. E’ come un’impronta scolpita nell’anima che ci ha lasciato il nostro Creatore, una natura intima che ci orienta verso di Lui, ci rivolge verso la nostra origine, come una firma che richiama l’opera verso il proprio autore.

Finora non ho sperimentato nella mia vita felicità più grande e profonda di quella che si prova facendo del bene ad altre persone, specialmente quando sono nel bisogno o in difficoltà. Per questo posso dire che credo nell’amore come senso ultimo della mia esistenza. Questa è una certezza che ha sempre illuminato e che illumina ogni giorno della mia vita, detta in poche e semplici parole. Se questa forza d’amore può essere identificata con Dio che è amore, allora vuol dire che credo in Lui, ho fiducia nella sorgente dell’amore universale.

Nella mia esperienza, la vera pace interiore si può raggiungere soltanto seguendo quanto ci ha insegnato e dimostrato nella sua vita Gesù, vero e unico esempio di cammino ‘perfetto’ verso Dio. Un cammino all’insegna dell’amore gratuito, del prendersi cura dell’altro, della fratellanza verso tutti. Non è uno stato di estasi mistica da raggiungere una volta per sempre nella solitudine e nell’isolamento dal mondo, ma un modo di essere, di pensare e di agire con un cuore nuovo e uno spirito nuovo, che ci spingono a metterci a servizio degli altri.

Più che osservare dei comandamenti, delle leggi e dei precetti, siamo chiamati ad essere fedeli a questo spirito d’amore e di fratellanza universale. I comandamenti sono utili indicazioni pratiche, ma al principio c’è uno spirito, una mentalità, una logica che guida il tutto. Dio vuole il nostro cuore, il resto viene di conseguenza. Dobbiamo imparare a vedere il mondo con gli occhi paterni e materni di Dio ed agire trasportati dal suo sguardo colmo di amore e di attenzioni, così diventando le sue braccia per abbracciare e le sue mani per accarezzare.

Per entrare dentro questa logica di pensiero occorre un lungo lavoro personale di trasformazione interiore, un continuo e faticoso cammino spirituale che dura tutta la vita, in quanto non si approda mai ad una meta definitiva se non il Paradiso, ma che qui sulla Terra ci vede impegnati in un continuo divenire di progressi, momenti di fermata, retromarce e ripartenze, con la possibilità di evolversi verso livelli sempre maggiori di purezza e perfezione. Siamo chiamati a compiere un cammino spirituale che ci può far salire sempre più in alto, verso forme di amore sempre più puro e gratuito. Siamo chiamati a superare l’amore mercenario, per cui ad ogni buona azione che compio mi aspetto di essere ricambiato con un’altra buona azione equivalente nei miei confronti da parte di chi ne è stato beneficiato. Siamo chiamati a superare l’amore creditizio, per cui accumulo buone azioni che mi aspetto prima o poi in futuro verranno ricambiate con riconoscenza. Siamo chiamati ad amare anche i nemici che ci hanno causato tanto male e fatto soffrire, in una vendetta d’amore che rompe la lunga catena dell’odio e del male. Nessuno merita il male, neanche l’augurio di una punizione di durata eterna. Le sole forze umane non bastano per compiere questa trasformazione interiore. Questa conversione spirituale è possibile solo con l’aiuto di Dio, che possiamo invocare nella preghiera.

La bussola da seguire per orientarci nel nostro cammino deve puntare sempre all’amore gratuito più disinteressato, all’attenzione e la cura del prossimo con umiltà e spirito di servizio, senza rinchiuderci su noi stessi coi nostri problemi o sui nostri averi, e senza voler primeggiare per essere riconosciuti o avere potere su altre vite.

Gli ostacoli che possono impedirci questo cammino di vita sono tanti, è importante riconoscerli per superarli. Innanzitutto il ‘cuore di pietra’ che ci impedisce di amare in modo disinteressato, spesso legato a rapporti difficili coi propri genitori durante la nostra infanzia o ad esperienze traumatiche o delusioni che hanno lasciato in noi cicatrici difficili da rimarginare. Per superare questi ostacoli può essere utile la psicologia, che cerca di indagare nel profondo la psiche umana per cercare di rimuovere certi trabocchetti della mente nei quali possiamo infilarci ogni giorno della nostra vita. Il lettino dello psicanalista non è in concorrenza col confessionale del prete: il primo cerca di rimuovere certi ostacoli mentali che ci impediscono di diventare persone mature, il secondo di orientarci nella giusta direzione per dare un senso profondo alla nostra vita.

Altri ostacoli che ci impediscono di amare sono gli idoli che ci siamo costruiti e che abbiamo posto al centro della nostra vita: il denaro, l’avidità del trattenere per noi stessi più ricchezze possibili, la ricerca del riconoscimento per il successo e la posizione di prestigio raggiunti, magari calpestando o schiacciando altre persone per diventare sempre più potenti e importanti agli occhi della gente. O ancora quando mettiamo i piaceri momentanei della vita al primo posto, come il sesso considerando la propria donna o il proprio uomo oggetti di piacere, o lo sballo consumando sostanze inebrianti o stupefacenti. Può succedere anche che eleviamo la nostra compagna o il nostro compagno di vita come nostro idolo da soddisfare o come nostro oggetto di godimento e di contemplazione. L’unico rimedio per liberarci dalla schiavitù dei nostri idoli e dei nostri vizi è scoprire che esiste qualcosa di più grande e più bello che li supera. La nostra avidità di denaro e di potere viene superata se scopriamo la gioia di donare qualcosa di nostro, anziché trattenerlo per sé, per rendere più felice qualcun altro, di metterci a servizio per essere utili anziché schiacciare o voler primeggiare per compensare le nostre insicurezze o una bassa autostima personale. La ricerca smisurata di piaceri immediati viene superata se scopriamo che la felicità non si raggiunge utilizzando cose o persone per il nostro godimento momentaneo, ma con la bellezza interiore dell’amore vicendevole che avvicina e rende più intime le persone, nell’amicizia fraterna, nell’amore erotico, nell’affetto profondo che lega le madri e i padri coi propri figli.

Ci sono poi anche altri ostacoli più subdoli sul nostro cammino, come un’immagine deformata di Dio. Possiamo immaginare un Dio freddo e distaccato, un giudice implacabile lontano dall’immagine del Padre premuroso e misericordioso che ci ha rivelato Gesù. Un Dio severo che incute paura e che ci premierà o punirà in base ad un minuzioso esame di tutte le nostre azioni al termine della nostra vita. O un Dio che ci premia o castiga immediatamente nella nostra vita in base alle suppliche e ai sacrifici che abbiamo rivolto a Lui o alle nefandezze che abbiamo commesso.

Sono convinto che non siamo al cospetto di un Dio così capriccioso, irascibile e che interviene continuamente con benedizioni da propiziarci e malefici da evitare. Piuttosto credo a Dio come un padre o una madre che ci vuole infinitamente bene come sue creature, che non si impone in modo evidente ma si propone di accompagnarci nel cammino della nostra vita. Sta a noi decidere se accoglierlo o no dentro di noi, se accettare il suo spirito d’amore gratuito per donarci agli altri. E’ questo spirito d’amore l’unico vero miracolo oltre l’universo creato che sta intorno a noi. Non esistono scorciatoie prodigiose, non ci sono fenomeni paranormali da ricercare ma al massimo fenomeni che non siamo ancora riusciti a spiegare all’interno delle leggi naturali conosciute. C’è solo la nostra libertà e la nostra responsabilità di accoglierlo in noi e di portarlo in tutti gli angoli del mondo. Una responsabilità grande, enorme, che può apparire troppo pesante per un essere umano. Per non venire schiacciati da questo enorme peso è necessario unirci in comunità credenti e nutrirci ogni giorno della Parola di Dio, di queste preziose verità sul vero volto del Padre che ci ha rivelato Gesù, invocando il suo aiuto. Ma siamo noi le sue braccia per abbracciare e le sue mani per accarezzare, non dobbiamo rimanere passivi in attesa di un intervento prodigioso dall’alto.

Non dobbiamo spaventarci se qualche volta i dubbi e le perplessità attraversano la nostra vita, è naturale che certi eventi nella vita ci invitano a interrogarci e a mettere in dubbio ciò in cui crediamo. Una delusione amorosa, un lutto improvviso o la sofferenza di una persona cara possono metterci in crisi in modo inaspettato. Credere non significa rendersi immuni dalle durezze della vita, non comporta una protezione sicura dai tristi eventi. Il simbolo dei cristiani è la croce in quanto la persecuzione e la sofferenza, anche solo per non essere compresi e riconosciuti, fanno parte del nostro destino. Però Gesù ci ha insegnato come vivere le prove della sofferenza, senza vendette se non in una ‘vendetta d’amore’, senza lamentazioni continue, ma rimanendo fedeli a Dio e al suo spirito d’amore che è superiore a tutto e alla fine vince sempre, anche la morte.

Ma tutte queste considerazioni quali ricadute hanno sulla nostra vita? Come toccano la nostra vita di tutti i giorni?

Nell’amore di coppia deve prevalere l’amore gratuito e disinteressato. Non lasciamoci travolgere dalla passione che è passeggera, dall’idolatrare il partner o dall’utilizzarlo come oggetto di piacere o contemplazione. Non contabilizzare mai l’amore che si dà e si riceve, non pretendere di avere sempre ragione, non comandare, non pretendere di cambiare l’altro senza rispetto per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti. L’amore di coppia non deve essere soffocante e deve essere aperto ad un amore più grande verso tutta la famiglia umana. Fiducia e sincerità, mai sospetto, possesso dell’altro, gelosia o invidia.

Nell’ambiente di lavoro è importante lo spirito di collaborazione che deve sempre prevalere sul voler primeggiare e avere potere sui colleghi. Il lavoro fatto bene, con onestà e rispetto per tutti senza schiacciare nessuno, perché tutti hanno una dignità da difendere. Quindi mai ‘leccare i piedi’ al capo per ottenere vantaggi economici, e fargli notare in buone maniere quando dice fesserie o quando non siamo d’accordo con le sue decisioni, pur rispettandole. Nel lavoro subordinato ci sono diritti e doveri che il datore di lavoro e il lavoratore devono rispettare. Il collega di lavoro è il mio prossimo con cui condivido una parte importante del mio tempo e della mia vita e quindi è importante instaurare buoni rapporti per un clima sereno e costruttivo. Bando ai pettegolezzi e alle maldicenze. Con la lingua si può fare più male che con la spada.

La politica non è una cosa sporca, semmai sono i politici che possono renderla sporca. Chi assume il potere deve mettersi a servizio del bene di tutti, prendendosi carico dei problemi della collettività e di quelli globali, senza pretendere un tornaconto personale e senza deliri di onnipotenza. Questa è la buona politica a servizio del bene comune. Si assume il potere con responsabilità, mettendosi a servizio di tutti. Gli uomini e le donne che si dedicano alla politica dovrebbero essere le persone migliori che possano rappresentare la nazione: le più preparate ad affrontare problemi complessi che richiedono conoscenze approfondite, le più oneste per scacciare le innumerevoli tentazioni che la gestione di tanto denaro può comportare, le più orientate al bene comune di tutti e non solo di una parte dei cittadini, con una visione di lungo respiro verso il futuro. Ognuno può fare la sua parte, da protagonista attivo e impegnato o da semplice elettore che esercita con responsabilità il suo diritto a scegliere i propri rappresentanti.

L’amore non deve avere confini, è necessario mantenere uno sguardo globale su tutti i problemi dell’umanità perché siamo tutti fratelli e sorelle in una grande famiglia umana. Quindi, ogni problema che tocca un uomo o una donna su questo pianeta mi sta a cuore. La povertà e la fame nel mondo, i cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre e le sofferenze ingiuste di cui purtroppo soffre ancora l’umanità non devono lasciarci indifferenti o scoraggiarci per le loro dimensioni, ma spronarci a fare il possibile per intervenire in loro soccorso e per le generazioni future che si succederanno su questo pianeta.

In conclusione non mi resta che augurarvi buon cammino di vita, ognuno con la propria storia, con le proprie idee che ha maturato secondo i propri talenti e le proprie sensibilità. E che la bussola che vi guida in questo personale cammino lungo una vita sia sempre l’amore gratuito e disinteressato con cui siamo stati creati e venuti al mondo e che siamo chiamati a vivere per l’eternità. Vi auguro che nella vostra vita riusciate a scoprire, come i discepoli di Emmaus dopo avere incontrato Gesù, quanto vi arde il cuore all’ascolto della sua Parola. E a camminare senza indugio nella giusta direzione.

CAPITOLO 11 – CERCANDO DI TIRARE LE SOMMEultima modifica: 2017-06-18T17:11:00+02:00da lucianorosso
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