CAPITOLO 2 – CREATI CON AMORE PER AMARE

“Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c’è nessun altro comandamento maggiore di questo”
(Mc 12,31)

La scoperta più importante che ho fatto finora nella mia vita è che, per essere felici e vivere bene, occorre volersi bene e donarsi agli altri. E’ seguire il comandamento più grande che ci ha insegnato Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Venuti al mondo per un atto di amore, siamo fatti per amare. La nostra vera e più profonda natura è che siamo creature portate all’amore vicendevole. E’ come un’impronta scolpita nell’anima che ci ha lasciato il nostro Creatore, una natura intima che ci orienta verso di Lui, ci rivolge verso la nostra origine, come una firma che richiama l’opera verso il proprio autore.

Finora non ho sperimentato nella mia vita felicità più grande e profonda di quella che si prova facendo del bene ad altre persone, specialmente quando sono nel bisogno o in difficoltà. Per questo posso dire che credo nell’amore come senso ultimo della vita. Questa è una certezza che ha sempre illuminato e che illumina la mia vita, detta in poche e semplici parole. Se questa forza d’amore può essere identificata con Dio che è amore, allora vuol dire che credo in Lui, ho fiducia nella sorgente dell’amore universale.

Questa dedizione incondizionata all’altro che tocca nel profondo la più intima natura umana, sprigiona felicità vera che ci rivela che siamo stati creati per amarci, la nostra piena realizzazione umana passa attraverso la cura dell’altro, l’occuparci di chi ci sta accanto ed ha più bisogno di noi.

E’ grazie agli ambienti in cui sono cresciuto che ho maturato questa fede nell’amore, la compassione, il volersi bene, la capacità di donarsi in modo gratuito e disinteressato. Si tratta di ‘decentrarsi’, cioè nel non mettere sé stessi al centro della propria vita per fare spazio agli altri esseri umani, considerandoli tutti come miei fratelli e mie sorelle, facenti parte di un’unica famiglia umana. E allora mi faccio carico anche dei loro problemi, secondo la logica del mettersi a servizio degli altri anziché cercare di prevalere, di dominare o di schiacciarli a vantaggio mio.

Sant’Agostino scriveva: “Signore, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finchè non trova la pace in te”. Nella mia esperienza, la vera pace interiore si può raggiungere soltanto seguendo quanto ci ha insegnato e dimostrato nella sua vita Gesù, vero e unico esempio di cammino ‘perfetto’ verso Dio. Un cammino all’insegna dell’amore gratuito, del prendersi cura dell’altro, della fratellanza verso tutti. Non è uno stato di estasi mistica da raggiungere una volta per sempre nella solitudine e nell’isolamento dal mondo, ma un modo di essere, di pensare e di agire con un cuore nuovo e uno spirito nuovo che ci spingono a metterci a servizio degli altri.

Più che osservare dei comandamenti, delle leggi e dei precetti, siamo chiamati ad essere fedeli a questo spirito d’amore e di fratellanza universale. I comandamenti sono utili indicazioni pratiche, ma al principio c’è uno spirito, una mentalità, una logica che guida il tutto. Dio vuole il nostro cuore, il resto viene di conseguenza. Dobbiamo imparare a vedere il mondo con gli occhi paterni e materni di Dio ed agire trasportati dal suo sguardo colmo di amore e di attenzioni, così diventando le sue braccia per abbracciare e le sue mani per accarezzare.

Ma non è tutto rose e fiori, come tutti ben sappiamo. La vita sulla Terra non è un perfetto idillio d’amore. Questi pensieri nella mentalità corrente sono ritenuti folli e inconcepibili, spesso veniamo giudicati come fessi ed illusi. Sovente nella pratica l’amore non viene riconosciuto e ricambiato, ma interpretato come una forma interessata di scambio. La nostra gratuità viene vista come un freddo calcolo per ottenere un proprio tornaconto. O a volte capita che la nostra generosità viene sfruttata, usata e abusata senza ritegno. E col più genuino slancio di affetto ci si può ritrovare più soli e incompresi che mai.

Lo spirito mondano più diffuso ci spinge ad accumulare ricchezze e beni personali, in una condizione di potere e di successo riconosciuti nella società, a soddisfare tutti i nostri desideri e capricci. Ad essere persone ‘riuscite’ nella vita, riconosciute e apprezzate, che hanno raggiunto il prestigio, un posto di rilievo nella scala sociale. Che poi il vero riconoscimento e apprezzamento non si raggiunge mai, perché spesso chi è più ricco suscita l’invidia in chi lo è di meno. Ed allora tutto diventa una gara a chi ostenta maggiori ricchezze per dare un’immagine di sé che susciti più invidia negli altri. E in questa competizione ad avere sempre più soldi per guadagnarsi prestigio e successo ci si perde in un circolo vizioso e si smarriscono le cose che più contano nella vita.

Per orientarsi su questo difficile terreno, penso che sia utile innanzitutto inquadrare quelle che ritengo siano le grandi sfide fondamentali che siamo chiamati a giocarci continuamente.  Si tratta di far prevalere o meno delle polarità tra loro contrapposte: quella dell’utilità personale contro il bene altrui e quella del potere e successo personale contrapposta al servizio per gli altri.

Utile personale contro bene altrui. C’è in noi un naturale egocentrismo, stimolato dalla cultura contemporanea orientata all’individualismo narcisista, che ci spinge a pensare solo a noi stessi, a vedere il mondo che ruota attorno alla nostra persona. I nostri pensieri e le nostre azioni sono orientate ad ottenere qualcosa di utile per noi, in termini di denaro, oggetti, gratificazione o soddisfazione di desideri o bisogni personali. Anche le persone che ci circondano diventano strumenti utili a soddisfare quello di cui sentiamo il bisogno. Se non ci servono più, li dimentichiamo. La prima grossa partita della nostra vita si gioca su questo: sul saper guardare le persone che ci circondano non come mezzi a nostro uso e consumo, ma come persone da amare come noi, di cui ci sta a cuore il loro bene quanto il nostro, a cui dedicarci in modo disinteressato, condividendo gioie e dolori, senza pretendere nulla in cambio.

La seconda sfida è tra potere personale e servizio per gli altri, che è intrecciata alla prima partita. L’istinto al dominio, al prevalere sugli altri, all’essere superiore, ad esercitare il nostro potere sugli altri a nostra disposizione, ad essere riconosciute persone di successo, è altrettanto forte. L’insicurezza personale può giocare un grosso ruolo nella ricerca di essere riconosciuti persone importanti e di successo. La partita in gioco è se lasciar prevalere in noi queste motivazioni orientate al dominio o piuttosto cercare di porsi a servizio del bene degli altri, ad essere attenti ai bisogni di chi ci sta accanto, per occuparsi di loro.

Tutto questo senza dimenticarci di noi, ovviamente. Il comandamento dice: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso‘ e non ‘più di te stesso‘. Poni gli altri sul tuo stesso piano, occupati di loro come di te stesso. Se non hai rispetto per te stesso, se ti sacrifichi sempre per gli altri senza concederti pause e premi finirai per scoppiare o bruciarti (in psicologia si parla di ‘burnout’), pretendendo da tutti gli stessi sacrifici e perdendo quello sguardo d’amore verso tutto il mondo.

Se vivere secondo questi principi sembra impossibile, per la debolezza che è in noi e per i condizionamenti del mondo che ci sta attorno, non resta che affidarci allo Spirito Santo perchè ci aiuti a vincere ogni giorno questa doppia sfida spirituale. Fare il bene costa, a volte anche molto caro, ma tutto sommato ne vale sempre la pena.

Per entrare dentro questa logica di pensiero occorre un lungo lavoro personale e interiore, un continuo e faticoso cammino spirituale che dura tutta la vita, in quanto non si approda mai ad una meta definitiva se non il Paradiso, ma che qui sulla Terra ci vede impegnati in un continuo divenire con momenti di fermata, di retromarce e di ripartenze, con la possibilità di evolversi verso livelli sempre maggiori di purezza e perfezione. Le sole forze umane non bastano per compiere questa trasformazione interiore. Questa conversione spirituale è possibile solo con l’aiuto di Dio. La forza che ci spinge verso questa difficile impresa viene da Dio, chiamiamola grazia, o Spirito Santo, ma viene da Lui ed è l’unico miracolo od evento prodigioso in cui credo, è la forza interiore che ci dona se gliela chiediamo.

Ma penso che questa sia l’unica via verso la felicità, perché siamo stati creati con amore per amare.

CAPITOLO 2 – CREATI CON AMORE PER AMAREultima modifica: 2017-06-30T17:09:42+02:00da lucianorosso
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento