NOTE SUL VANGELO DI MARCO

 

NOTE A MARGINE DEL VANGELO DI MARCO

 

 PREMESSA

 

Ritengo che la lettura e la riflessione sui Vangeli siano indispensabili per la vita di un cristiano. E’ in questi scritti che ognuno di noi può ritrovare le radici vere del cristianesimo, la vita di Gesù il Cristo. Con l’aiuto dello Spirito Santo la sua Parola ci mette in contatto diretto con Lui, così come lo sono stati i suoi primi discepoli.

Per una lettura approfondita e non distorta (come quella dei testimoni di Geova) conviene essere indirizzati da un esperto che ci fornisca le chiavi di interpretazione giuste. I Vangeli non sono stati scritti ieri, ed è quindi fondamentale inquadrarli nel loro giusto contesto per capire quello che esattamente vogliono dire. Tra i tanti maestri che ho avuto la fortuna di incontrare, oltre a mio fratello don Adriano, vorrei ringraziare don Pierluigi Voghera, che con i suoi corsi biblici mi ha illuminato su tante pagine dei Vangeli in precedenza oscure o di non immediata interpretazione.

Quello che segue vuole essere una raccolta, il più possibile ordinata, degli appunti presi durante la lettura del Vangelo di Marco, in modo da poter trasmettere, a chi sarà interessato, alcune riflessioni, nella speranza di poterle condividere e discutere.

 

 

IMPRESSIONI GENERALI

 

E’ il Vangelo più corto e sintetico (16 capitoli). Sembra una raccolta di appunti su Gesù.

Manca il cosiddetto ‘Vangelo dell’infanzia’. Gesù sembra in preda ad un’attività frenetica che lo vede spostarsi continuamente in barca su e giù per le rive del Lago di Genezareth.

Alla fine del 1°capitolo è già stato battezzato da Giovanni il Battista, è già stato tentato da Satana nel deserto, ha già scelto i suoi primi 4 apostoli, ha già predicato nella sinagoga a Cafarnao e ha già compiuto una serie di miracoli.

E’ un Vangelo fattuale, in cui viene dato ampio spazio ai fatti e meno alla predicazione.

Si distingue per essere attraversato dall’incredulità e dall’ottusità dei discepoli, che continuano a non capire quello che Gesù va facendo e predicando. Non ci fanno una bella figura: l’evangelista sembra irriderli, facendo notare più volte come molte persone incontrate per strada da Gesù capiscano il suo insegnamento meglio di loro, che vivono a stretto contatto con lui.

 

CAPITOLO 1

 

Tra gli avvenimenti raccolti nel primo capitolo mi hanno colpito alcune frasi.

 

GUIDATO DALLO SPIRITO

 

“… Dopo lo spirito lo sospinse nel deserto …” (Mc 1,12)

Nelle sue azioni Gesù è guidato dallo Spirito di Dio, che ispira tutti i suoi pensieri, parole, atteggiamenti. Nell’uomo Gesù c’è una presenza particolare, singolare, unica di Dio, che lo rende un uomo irripetibile e senza pari.

 

PESCATORE DI ESSERI UMANI

 

“… Vi farò diventare pescatori di uomini …” (Mc 1,17)

Trovo questa frase di Gesù molto brillante, quasi scherzosa verso i suoi primi discepoli, a cui propone di passare da un lavoro sul pesce ad un lavoro sugli esseri umani più affascinante.

 

MOSSO DA COMPASSIONE

 

Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!” (Mc 1,41)

La compassione è un sentimento ricorrente in Gesù nei confronti degli ultimi, a cui rivolge particolare attenzione e a cui sono rivolti i suoi miracoli.

 

 

CAPITOLO 2

 

LO SCONTRO SULLA DIVINITA’ DI GESU’ E LA SUA PROPOSTA SPIRITUALE

 

Nei contrasti tra Gesù e gli Scribi e i Farisei emergono principalmente due argomenti di scontro, che lo porteranno alla morte:

la pretesa divinità di Gesù, che parla con autorità in nome di Dio;

la proposta interiore/spirituale di Gesù, che si scontra con la mera osservanza esteriore/legale degli Scribi e dei Farisei.

 

 

 

CAPITOLO 3

 

L’AMORE SUPERA OGNI LEGGE

 

E li guardò con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori” (Mc 3,5)

L’amore viene prima dell’osservanza della norma fine a se stessa: Gesù si stupisce e s’indigna per la durezza dei loro cuori.

 

IL PIU’ GRANDE PECCATO: RIFIUTARE LO SPIRITO DI DIO

 

“… ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno” (Mc 3,29)

La vera bestemmia è contro lo Spirito Santo, nel rifiutare/rinnegare/non accogliere lo Spirito di Dio.

 

 

CAPITOLO 4

 

LA PARABOLA DEL SEMINATORE SULL’ASCOLTO DI GESU’

 

La parabola del seminatore non è a caso all’inizio dell’esposizione della predicazione di Gesù, di cui fino a questo punto si è fatta una rapida rassegna di ciò che ha fatto.

E’ la parabola dell’ascolto, delle diverse reazioni di fronte alla sua predicazione.

 

LA FEDE CONTRARIA ALLA PAURA

 

Perchè siete così paurosi? Non avete fede?” (Mc 4,40)

La fede è estranea ad ogni forma di paura, perchè è affidamento, fiducia.

 

 

 

CAPITOLO 5

 

LE GUARIGIONI GRANDIOSE ENTUSIASMANO PIU’ DELLE PAROLE

 

Nelle intenzioni di Gesù le guarigioni vogliono essere segni della presenza di Dio, la sua vittoria sulle forze del male (guarigioni di indemoniati) e la sua vittoria sulla morte (ritorno in vita della figlia di Giairo), il suo andare oltre le leggi sull’impurità segregante (guarigione della donna con emorragie).

Sono comunque avvenimenti che colpiscono la gente, che fanno sì che sia sempre circondato da una folla attirata innanzitutto dai suoi miracoli grandiosi di cui si sparge la voce velocemente. Probabilmente, predicando solo a parole Gesù sarebbe passato inosservato, come uno dei tanti profeti, o presunti tali, di quel tempo.

La folla che accorreva attorno a Gesù è una folla ‘interessata’ ad essere miracolata, guarita, innanzitutto. Oggi come allora la folla accorre in massa quando ci sono fenomeni grandiosi, prodigi sensazionali. I discorsi sulla vita spirituale sono meno interessanti e troppo impegnativi, meglio lasciarci travolgere dalle emozioni.

 

 

 

 

CAPITOLO 7

 

NON PRECETTI UMANI ESTERIORI MA VERA PUREZZA INTERIORE

 

“‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Essi invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini’. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini” (Mc 7,6-8)

Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?” (Mc 7,18)

Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,20-21)

 

Un pericolo di ogni epoca, anche di oggi, è di non attingere più alla fonte dell’insegnamento di Gesù, al Vangelo, ma di seguire dottrine, tradizioni, precetti umani molto relativi, se non addirittura fuorvianti per il messaggio evangelico.

In particolare, tutti i riti esteriori che automaticamente dovrebbero rendere puri sono inutili e fuorvianti, perché la vera purezza ha origini interiori, da quello che Gesù indica come ‘cuore’ dell’uomo, ‘dal di dentro’. E’ sulle nostre intenzioni interiori che dobbiamo purificarci, cosa più difficile e faticosa che compiere dei riti puramente esteriori. Una delle tentazioni più grosse dell’uomo è cercare delle scorciatoie a questo lungo cammino, ma queste scorciatoie non esistono (cfr. racconto sul peccato originale).

 

 

CAPITOLO 8

 

RINNEGARE SE STESSI COME RINUNCIA AL NOSTRO EGOCENTRISMO

 

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita , la perderà: ma chi perderà la vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria vita? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria vita?” (Mc 8,34-37)

 

Gesù invita tutti a seguirlo. Questo implica ‘rinnegare se stessi’ e ‘perdere la propria vita per lui e per il vangelo, per salvarla’.

A volte il messaggio evangelico rischia di passare come un invito a ‘spersonalizzarsi’, a svuotarsi, a rinunciare a se stessi per fare spazio a Dio, secondo una tradizione ascetica; quasi che non ci fosse sufficiente spazio in noi, per la nostra personalità e per Dio. Francamente mi sembra un invito ad essere gli ‘zombi di Dio’, morti come uomini ma viventi di Dio. Non penso che sia questo l’invito, quanto piuttosto a rinunciare al nostro naturale egocentrismo, a renderci conto che l’universo non ruota attorno a noi, ma che ha un altro centro. Tutto ciò senza dover perdere la propria personalità, le proprie originali capacità e talenti, ma di metterle a disposizione di tutti, facendole fruttificare.

L’invito a seguirlo fino alla morte è particolarmente significativo nel periodo di persecuzioni nei confronti dei primi cristiani, in cui furono redatti i Vangeli, quando essere discepolo di Gesù comportava il rischio di essere messo a morte.

 

 

CAPITOLO 9

 

AUTOMUTILATI PER IL REGNO DEI CIELI?

 

Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile…” (Mc 9,43)

 

Alla lettera sembrerebbe un versetto da intitolare “auto-mutilati per il Regno dei cieli”. Il suo significato si presenta di difficile lettura per la sua estrema durezza. Potrebbe essere rivolto ai cristiani torturati per abiurare la propria fede… ma in questo caso la traduzione in italiano sarebbe infelice.

 

 

CAPITOLO 10

 

L’IDOLO DELLA RICCHEZZA NEL DELIRIO CONSUMISTICO

 

Una cosa sola ti manca: va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc 10,21)

E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio” (Mc 10,25)

 

Oltre al Decalogo, la scelta radicale per Gesù esige il distacco dalle ricchezze, dai beni materiali, che altrimenti diventano idoli e rimpiazzano il posto che deve spettare solo a Dio.

In una società opulenta come la nostra è la ricchezza e la sua mancata condivisione ad allontanarci da Dio, non tanto i peccatucci veniali.

Oggi al contrario è gara continua a chi ostenta più ricchezza. Viviamo in una società in preda ad una specie di delirio consumistico, indotti a guadagnare e spendere sempre di più secondo il più bieco egocentrismo, senza tener conto e sentirci responsabili della vita degli altri uomini sulla Terra che vivono nell’indigenza o delle generazioni future che si troveranno un pianeta depredato di molte risorse preziose.

 

IL PIU’ GRANDE E’ IL SERVITORE DI TUTTI, NON IL POTENTE

 

“…chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,43-44)

 

Gesù ribalta completamente il concetto umano di potere, di grandezza. Il più grande, il primo è chi si pone in atteggiamento di servizio, è il servitore di tutti.

 

 

 

CAPITOLO 12

 

AMARE IL PROSSIMO COME NOI STESSI

 

…amerai dunque il Signore tuo Dio..” “Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi“. (Mc 12,30-31)

 

Tra 613 precetti è facile perdersi per i Giudei. Anche oggi chi si impegna ad osservare tutti i più piccoli e dettagliati precetti rischia di perdere il cuore dell’insegnamento di Gesù, che consiste nell’atteggiamento / spirito interiore d’amore universale, verso tutti.

Amare gli altri come noi stessi oggi è ancora più difficile nell’individualismo imperante, dove ognuno è concentrato su di sé, sulle proprie ansie e i propri problemi, e il prossimo viene guardato con indifferenza, se non con sospetto, o come strumento per raggiungere i miei scopi.

 

 

 

CAPITOLO 13

 

DISCORSO SULLA FINE DEI TEMPI O SUI TEMPI BUI?

 

Il cap.13 contiene il cosiddetto ‘discorso escatologico’, cioè riguardante gli ultimi eventi della storia e del mondo, da cui i Testimoni di Geova hanno tratto ispirazione per un’interpretazione molto letterale. E’ un tratto inquietante del Vangelo, che lascia il lettore molto perplesso.

C’è da dire, innanzitutto, che questo passo rientra in un genere letterario allora molto in voga, la letteratura apocalittica, e che in fondo il discorso non si riferisce tanto alla fine dei tempi (“di cui solo il Padre sa quando accadrà” dice il versetto 32), quanto ai tempi prossimi di persecuzioni, di guerre (la guerra romano-ebraica degli anni 66-70 d.C. che portò alla distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio), di falsi profeti (Teuda e Giuda secondo At 5,36-37). E termina con un invito ad essere costantemente vigilanti e pronti.

Questi discorsi di Gesù, comunque, alimentarono la convinzione di un ritorno imminente di Gesù sulla Terra.

Oggi può essere per noi un monito a non mollare, a continuare a sperare in tempi migliori, a lavorare affinchè torni la luce in tempi bui.

 

 

 

 

CAPITOLO 14

 

I DISCEPOLI NON PARTECIPANO ALLE SOFFERENZE DI GESU’

 

Gesù nell’orto degli ulivi ha “paura e angoscia” (Mc 14,33), la sua anima “è triste fino alla morte” (Mc 14,34). Di fronte al dramma di Gesù, i discepoli prediletti si addormentano, sembrano non partecipare affatto. Avranno sgobbato per preparare l’Ultima Cena, si saranno ingozzati di pane azzimo e ubriacati del vino, ma tutto ciò non giustifica la loro indifferenza e la loro mancata partecipazione alla sofferenza di un uomo che chiamano ‘maestro’, con cui hanno condiviso anni della loro vita.

 

 

 

CAPITOLO 15

 

L’IMPORTANZA DELLE DONNE E L’IMBARAZZO DEI DISCEPOLI FINO ALLA FINE

 

C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano…” (Mc 15,40)

 

Tradito da Giuda, rinnegato da Pietro, abbandonato dagli altri discepoli, Gesù rimane solo nella sua sofferenza. Solo alcune donne lo seguono da lontano e saranno testimoni dell’avvenuta resurrezione. Maria di Magdala è la prima persona a cui Gesù appare. Il fatto che vengano menzionate significa che avevano un posto di rilievo nelle prime comunità cristiane.

Gli apostoli continuano a non farci una bella figura: oltre a non averlo capito quando insegnava, ora lo hanno abbandonato: lo aiuta a portare la croce Simone di Cirene, lo riconosce come ‘Figlio di Dio’ il centurione romano, gli viene data degna sepoltura da Giuseppe di Arimatea, membro autorevole del Sinedrio che ‘coraggiosamente’ chiede il corpo di Gesù a Pilato.

Anche da risorto, dopo la sua morte, Gesù non risparmia un duro rimprovero agli Undici per non aver creduto ai racconti delle sue apparizioni.

Fino al termine del Vangelo si susseguono rimproveri imbarazzanti per i discepoli, segno della veridicità dei fatti raccontati.

 

 

CAPITOLO 16

 

IL FINALE DI MARCO

 

Nella sua prima stesura il Vangelo di Marco termina al capitolo 16 col versetto 8. I racconti delle apparizioni di Gesù fanno parte di un’integrazione successiva (versetti 9-20).

Siccome il Vangelo di Marco è il più antico, mi viene da pensare che alle origini fossero molto diffusi gli episodi di Gesù mentre era in vita, fino alla scoperta del sepolcro vuoto. I racconti delle apparizioni si diffusero successivamente, anche perché hanno pochi testimoni e sono più difficili da far credere.

NOTE SUL VANGELO DI MARCOultima modifica: 2011-12-26T19:25:00+01:00da lucianorosso