CAPITOLO 3 – IL CUORE DI PIETRA E L’INGANNO DEGLI IDOLI

“Non avrai altro Dio all’infuori di me” (Es 20,2)

Quali ostacoli ci impediscono di amare veramente?

Innanzitutto c’è la più grande disgrazia che ci possa capitare nella vita: il non aver avuto nell’infanzia un’esperienza di vero amore. Qui entra in gioco il vissuto personale di ciascuno, in particolare i rapporti con i nostri genitori che lasciano un’impronta significativa nella nostra vita. E’ da loro che nei primi anni della nostra vita impariamo cos’è l’amore, viviamo l’esperienza di cosa vuol dire essere amati, circondati dall’affetto paterno e materno. La mancanza di queste esperienze infantili può inaridire il nostro cuore e renderci più difficile, se non impossibile, amare negli anni successivi della nostra vita. Se ci sono state in passato o sussistono nel presente rapporti problematici con uno od entrambi i nostri genitori, in qualche modo occorre individuarli e cercare di superarli andando oltre, altrimenti l’amore di Dio non troverà spazio nel nostro cuore divenuto come ‘di pietra’.

Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere genitori esemplari che mi hanno accudito, insegnandomi e dimostrandomi cosa vuol dire amare. Così ho potuto crescere in un ambiente pieno di affetto e calore che oggi sono in grado di trasmettere a chi incontro nella mia vita. Purtroppo non tutti hanno questa fortuna. Per problemi piccoli o grandi nei rapporti familiari ci sono persone che crescono ‘mutilate’ di queste esperienze e hanno difficoltà a capire cos’è l’amore vero, o addirittura sono incapaci di aprirsi all’amore.

Per risolvere questi problemi, piccoli o grandi che siano, possono essere di grande aiuto le scienze umane, in particolare la psicologia, che aiutano a comprendere le cause dei nostri problemi relazionali nel vissuto personale di ciascuno. Riuscire ad individuare e riconoscere la causa del problema è già un grande passo per superarlo. Ovviamente, per chi ha subito grossi traumi psicologici sarà necessario rivolgersi ad una persona competente e specializzata che potrà guidare secondo un percorso fatto su misura.

Personalmente, nel mio periodo di crescita in età giovanile, ho trovato illuminanti alcune letture di Giacomo Dacquino, psicologo e psicoanalista che ha scritto diversi libri divulgativi. In particolare, sono diventato consapevole di alcuni meccanismi più o meno inconsci che avvengono nel nostro cervello, in modo da saperli controllare e incanalare meglio le pulsioni istintive con le giuste motivazioni. Ritengo che siano conoscenze che possono tornare utili per comprendersi meglio e per capire meglio le persone con cui veniamo a contatto. E possono aiutarci ad autoeducarci ad atteggiamenti più maturi e consapevoli, evitando di perdersi in sterili conflitti, sensi di colpa, ansie, frustrazioni e comportamenti aggressivi e deleteri nei rapporti umani. Si tratta di strumenti utili, che non servono a riempire di senso la nostra vita, ma a fornire indicazioni preziose per risolvere problemi di natura psicologica. Le scienze umane, in particolare la psicanalisi, sovente sono viste con sospetto da una certa Chiesa fondata più sul senso di colpa e sul sacrificio fine a sé stesso che sulla misericordia e l’amore di Dio. Ma il lettino dello psicanalista non è in concorrenza col confessionale del prete, in quanto sono su piani diversi.

Purtroppo nella vita si verificano piccole o grandi delusioni che possono spegnere gli entusiasmi e gli slanci generosi tipici dell’età giovanile. La realtà spesso si presenta più dura e più difficile di quanto avevamo immaginato e i nostri ideali possono vacillare o anche frantumarsi di fonte alle prove che la vita ci riserva. Il nostro progetto di vita, a lungo immaginato e perseguito, a volte può fallire miseramente e allora si entra in crisi, presi dallo scoraggiamento che finisce per demotivarci fino a paralizzarci in ogni azione. Delusioni amorose, la mancanza improvvisa di persone care, la perdita dei nostri averi che ci davano una certa sicurezza, sono eventi che purtroppo possono essere sempre dietro l’angolo e presentarsi quando meno ce l’aspettiamo. In questi casi ci troviamo sempre impreparati e rischiamo di cadere nella depressione più profonda. Ma una cosa importante nella vita è essere dei buoni incassatori di colpi, sapersi ogni volta rialzare in piedi e reagire, ritrovare le giuste motivazioni e riprogettare il nostro cammino di vita. Nei momenti difficili è importante il sostegno di chi ci sta più vicino e chiedere aiuto a Dio, che in questi momenti di prova nella nostra vita non può che essere con noi e orientarci nella giusta direzione.

Altri ostacoli che ci impediscono di amare veramente sono i nostri istinti primordiali egocentrici e i condizionamenti della nostra società consumistica dell’apparire, che ci propongono di seguire i falsi idoli del possesso materiale, del successo riconosciuto e del piacere immediato, che troppo spesso occupano uno spazio centrale nella nostra vita. Sono gli idoli contro i quali siamo chiamati a combattere tutti i giorni perché non prendano il posto che spetta a Dio secondo il primo comandamento ‘Non avrai altro Dio all’infuori di me’.

Il nostro naturale egocentrismo, che deriva dal primordiale istinto di sopravvivenza e di conservazione della specie umana, ci spinge ad affermarci anche in modo aggressivo e ad accoppiarci per assicurare una discendenza. Gli psicanalisti parlano di istinto di aggressività e istinto erotico, che risiedono nella parte più primitiva del nostro cervello che condividiamo con gli altri animali meno evoluti. Crescendo nell’età della maturità si impara che non è possibile ottenere tutto e subito, che non siamo noi il centro dell’universo ma che si vive di relazioni con altre persone degne di rispetto come noi. Si impara a controllare e incanalare meglio i nostri istinti primordiali verso l’agonismo sportivo, la determinazione nel lavoro, l’affetto e le attenzioni verso le persone desiderate. La persona matura comprende che non è giusto scaricare le nostre nevrosi e frustrazioni sugli altri o annegarle nell’alcol o in sostanze che sembrano offrire un sollievo momentaneo, ma che peggiorano la situazione rendendoci schiavi e dipendenti. Se non si riesce ad uscire da questo egocentrismo, dal guardarci continuamente il nostro ombelico, e non si decentra la nostra attenzione sugli altri, si rimarrà rinchiusi su se stessi e incapaci di amare.

La bellezza esteriore oggi è diventata un idolo propagandato dalla televisione: se non sei bello o bella sei ‘out’, sei fuori. L’imperativo di oggi è essere belli: donne ‘in forma’ con le misure 90-60-90, uomini palestrati con pettorali e addominali (‘la tartaruga’) ben scolpiti ed esibiti. Chi non risponde ai requisiti è un minorato o minorata, da scartare ed emarginare dalla nostra attenzione, una ‘cozza’ o un ‘mostro’ che non son degni del nostro sguardo. L’estremo rimedio per non essere ‘out’ è la chirurgia estetica, che sta riscuotendo un enorme successo. Anche ragazzi e ragazze minorenni si rivolgono al chirurgo plastico per un ‘ritocchino’.

Siamo ormai abituati a guardare il corpo di una donna o di un uomo come un articolo esposto nella vetrina di un negozio. Deve apparirci bello e piacevole per desiderare di possederlo. Vengono così svalutate le caratteristiche più importanti, che sono quelle interiori: la capacità di attenzione, la pazienza, la comprensione, il trasmettere positività, il sapersi donare gratuitamente, il prendersi cura dell’altro, la condivisione delle proprie cose. Tutte qualità ben più importanti dell’apparenza esteriore. Difendiamoci da questo mondo superficiale, infantile e ottuso! Cambiamo il nostro sguardo, per poter vedere la vera bellezza che è quella interiore, “invisibile agli occhi ma visibile al cuore”, come si legge ne ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupéry.

Nella nostra società pare che il denaro e il possesso di beni materiali siano l’idolo imperante. Quello che conta di più è far soldi, arricchirsi per assicurare a sé una vita agiata ed esibire le cose possedute come uno ‘status simbol’. Allora l’accumulo di soldi e cose possedute diventa un Dio, da realizzare anche con mezzi illeciti e senza scrupoli. Meglio arricchirsi in fretta e senza fatica. Non interessa se la propria ricchezza è causa di altre povertà, anzi si prova soddisfazione nel suscitare l’invidia di chi è più povero perché questo ci fa sentire superiori e detentori di maggiore potere. Si entra allora in un vortice senza fine: più si accumulano ricchezze e più si vorrebbe averne ancora di più. Accecati dall’avidità si perde ogni senso di compassione verso chi vive nella povertà e, anziché condividere le proprie ricchezze, si condannano e si giudicano queste persone come fannulloni o esseri inferiori.

Avere potere e successo per essere riconosciuti come persone realizzate e prestigiose può diventare un idolo. Allora si punta ad ottenere posizioni di potere, non per mettersi a servizio della società, ma per occupare il centro dell’attenzione ed essere riconosciuti come personaggi potenti e famosi. E con la bramosia di scalare verso posizioni sempre più alte fino a raggiungere i vertici, utilizzando ogni mezzo, anche eliminando e diffamando ogni persona che è di ostacolo a questo delirio di onnipotenza. Questa tentazione di voler essere a tutti i costi riconosciuti dagli altri come persone realizzate si può insinuare in tutti, anche in chi non ha particolari bramosie di potere. Il ricercare la benevolenza e l’approvazione di tutti, il volere piacere a tutti i costi può privarci della giusta libertà nel compiere le nostre scelte. Ma in fondo ogni scelta personale può essere criticata, non dobbiamo dare troppa importanza alle malelingue. E’ importante sentirci liberi nelle nostre decisioni più intime.

Un altro idolo che può essere messo al centro della nostra vita è la ricerca del piacere immediato. Il piacere è un bisogno fondamentale di ogni essere umano e indispensabile alla salute e all’equilibrio psico-fisico dell’uomo. Piacere che non è soltanto piacere corporale, ma anche piacere psicologico, relazionale, affettivo, spirituale. Una certa cultura del passato ha ispirato la Chiesa verso un atteggiamento sospettoso o addirittura di condanna verso ogni forma di piacere, privilegiando la mortificazione del corpo per elevare l’anima. Si tratta di concezioni che non si ispirano a Gesù e a quanto scritto nei Vangeli, ma a certi filosofi greci come Platone che definiva il corpo come “prigione dell’anima”. Ma quando si va oltre la ricerca delle giuste gratificazioni e cose piacevoli che può offrirci la vita quotidiana, quando la ricerca di piacere diventa ossessiva, un chiodo fisso, una cosa di cui non possiamo fare a meno, allora ne diventiamo schiavi e ne facciamo un nostro idolo. Prevale allora la bramosia di provare piacere, del volerlo tutto e subito senza dover attendere il momento giusto o che maturino le naturali circostanze nel corso del tempo, abbandonandoci alle nostre pulsioni infantili. Si può trattare di ricerca del piacere sessuale o dei piaceri della gola o di altra natura, senza rispettare le leggi che regolano la natura e senza rispettare le persone che coinvolgiamo, che diventano solo oggetti per appagare i nostri istinti e non le persone che amiamo. Spesso si tratta di comportamenti istintivi, che nascono dalla pulsione erotica per la riproduzione della nostra specie, che non sono stati correttamente educati ed orientati in modo positivo, condizionati dal narcisismo e dalla pornografia dilagante sui media. All’origine possono esserci cattiva educazione, cattive abitudini, ricerca di sfogo a frustrazioni o mancanza di prospettive di senso nella vita. Se non ci si libera da queste schiavitù non riusciremo ad amare veramente perché resteremo governati dai nostri vizi.

In fondo, l’unico modo per non cedere più alla tentazione dei nostri idoli è scoprire e credere in qualcosa di più grande che li supera, che vale di più, in modo che l’idolo passa in secondo piano e la tentazione scompare. Così scoprirsi innamorati di una donna, il suo amore per lei, supera la bramosia di possedere il suo corpo e scompare la tentazione di volere altre donne. L’attrazione che proviamo per lei verrà guidato dall’amore che proviamo, che vuol dire rispetto, attenzione e volere il suo bene e non solo il nostro. Analogamente l’amore fraterno verso tutti i nostri simili supera il delirio del potere e la sete di denaro, perché il senso di fraternità va oltre il voler dominare e ritenersi superiore ma apre al servizio e alla condivisione dei propri beni. Se non crediamo in qualcosa di più grande e che la supera, la tentazione continuerà a riproporsi e a conquistarci.

Quindi, per rispondere alla domanda iniziale su quali ostacoli ci impediscono di amare veramente per essere felici, abbiamo visto il dramma di non essere stati amati nella nostra infanzia, le delusioni che la vita ci riserva e che possono spegnere ogni nostro entusiasmo per darci un cuore di pietra, i nostri istinti primordiali non educati correttamente che ci portano all’egoismo narcisista per chiuderci su noi stessi, sulla cura maniacale del proprio aspetto fisico, ad accumulare ricchezza e potere per sentirci superiori ed essere riconosciuti come persone di successo, o a ricercare il piacere immediato considerando le persone come oggetti da usare e buttare quando non ci servono più. Sono tanti gli ostacoli e le tentazioni che possono sbarrarci la strada sul nostro cammino verso l’amore di Dio, è una lotta continua e quotidiana che ci impegna senza tregua. Ognuno di noi ha la propria storia ed è più esposto ad alcuni ostacoli e tentazioni rispetto ad altri. Saperli individuare è già un primo passo per rimuoverli od affrontarli nel modo più corretto. Un passo per volta, con l’impegno costante e l’aiuto di Dio, li possiamo superare.

Oltre agli ostacoli e tentazioni passati in rassegna, esistono delle tentazioni più sottili e occulte che si annidano nelle modalità con cui interpretiamo e viviamo il nostro essere persone religiose. Ma questo tema merita un capitolo a parte.

CAPITOLO 3 – IL CUORE DI PIETRA E L’INGANNO DEGLI IDOLIultima modifica: 2017-06-29T12:29:48+02:00da lucianorosso
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